lunedì 9 settembre 2013

Talento e aspirazioni, riflessioni di una disoccupata in cerca del lavoro ideale

Ciao a tutti!!!

Eccomi qui!
Alla faccia de "scriverò più spesso d'ora in poi!"...
beh, non importa. Questo post sarà sicuramente separato da almeno 4 settimane di silenzio in quanto il prossimo weekend me ne parto per la tanto attesa e per nulla meritata vacanzaaaa!!!
In ogni caso mi è venuta voglia di scrivere tante volte ma mai mi sono messa davvero al computer con l'intenzione di farlo. PIGRA.
Di cosa voglio parlare? Di lavoro. Si perché esattamente in questo istante mi trovo proprio in quel limbo tra la laurea e l'inizio della vita adulta. Insomma, eccetto il cercare lavoro, non ho altri impegni incombenti. Non ho lezioni, non ho esami, non ho nemmeno colloqui.
Quello che faccio è andare in palestra, leggere, e si.... drogarmi di FB, YouTube e Google. Tanto tanto Google. Random Browsing. Più volte mi sono trovata all'una di notte ancora qui, davanti a questo schermo luminoso con la possibilità di accedere a quel maledettissimo e pericolosissimo mondo che è internet, a leggere di cose impensabili, come "Come costruirsi una camera di lievitazione per il pane". Io che il pane non ho mai avuto occasione di farlo.

Insomma è una situazione che alla lunga ti stufa. E quindi eccomi qui, a cercare di ovviare alla monotonia con un post. E di cosa voglio parlare esattamente? Non di come cercare e trovare facilmente lavoro. Purtroppo non sono una "success story". Non ancora. E non parlerò nemmeno di quanto sia difficile per alcuni e più facile per altri. Parlerò del lavoro ideale. Come secondo me dovrebbe essere e come invece si riduce. Perché cercarlo. perché non arrendersi.
(si... è quasi un post di automotivazione)
Ho letto recentemente parte del nuovo libro di Beppe Severgnini, "Italiani di domani" . Una lettura molto veloce, rapida, facile. In 2 giorni ne avevo gia letto metà. E li mi sono fermata perché non ne ho avuto più occasione! Dovrebbe essere uno di quei libri-manuali con consigli sopratutto per i datori di lavoro e gli insegnanti. Sebbene quello che vi si dice all'interno sia in maggior parte qualcosa di risaputo, altre cose sono invece fattori fondamentali ma di cui purtroppo ci siamo dimenticati.
Uno di questi è il talento.
In teoria ognuno di noi ce l'ha . Magari qualcuno ha talento nel rompere le cose (o le balle) oppure è bravo a fare il co****ne. Sono talenti pure questi.
Il difficile è pero capire quale sia, il nostro talento. Non tutti sono fortunati e riconoscono in che cosa sono bravi. Magari si arriva solo a capire cosa forse ci piacerebbe fare nella vita. Abbiamo un'immagine nella nostra mente e tentiamo in tutti i modi di raggiungerla. Ma magari quell'immagine non ci è stata data da noi stessi, dai sogni che avevamo da bambini. Ma da qualcun altro: serie tv che mostrano persone di successo... genitori che ci dicono che dobbiamo avere successo....e spesso il successo è indissolubilmente legato alla parola "soldi". L'essere ricco. Possedere possedere possedere. Bella casa bella macchina bei vestiti. Borse e scarpe griffate e magari viaggiare in prima classe.
Ma la verità è che il successo non è solo questo. Avere successo significa guardarsi lo specchio e dire: "anche oggi ho fatto quello che ho sempre voluto fare nella mia vita"
Avere successo è essere felici anche durante il lavoro, non solo quando si torna a casa e si è felici perché questa orrenda giornata è finalmente terminata e non devi più vedere scartoffie o chissacosa.



Avere successo significa fare quello che si vuole fare. E sopratutto sfruttare cosa si è in grado di fare bene: insomma il proprio talento.
Tra le mie conoscenze ce ne sono di persone di successo, persone che amano davvero il proprio lavoro. C'è chi è diventato insegnante di musica, chi cuoco, chi batterista in una band che sta finalmente avendo successo... e per loro sono felicissima.
Però mi viene anche un po' di invidia. Loro hanno seguito non una strada ma LA strada. La loro. E io?

Quando si fa qualcosa che piace cosa succede? Che lo facciamo con passione, lo facciamo bene, e lo facciamo anche velocemente. Siamo concentrati in quello che stiamo facendo. Se qualcosa invece non ci piace cosa succede? Siamo lenti, sbuffiamo, ci stressiamo perché invece che pensare a come davvero portare a termine un determinato compito pensiamo "perché diavolo sono costretto a fare una cosa del genere?". Quindi il risultato arriva tardi e magari è pure deludente.
Questo non è "successo".

Ora... Qual'è il mio talento? Sono in grado di fare molte cose, ma c'è qualcosa in cui eccello? O c'è qualcosa che amo davvero e che farei sempre?
Ce ne sono di cose che mi piace fare, ma sono solo passatempi. Per vivere c'è bisogno di qualcosa di più. Qual'è il mio talento?
Ecco io non sono ancora sicura che quel che ho scelto di fare e di studiare sia stata la scelta più giusta... Ma staremo a vedere!

Una cosa che vedo spesso poi è l'adattarsi. Ci si adatta a fare il primo lavoro che ci viene offerto anche se fa schifo, la paga è misera, è noioso e non c'è possibilità di uscita o di crescita. Perché?
Perché non si ha pazienza per trovare un lavoro migliore fin da subito?
Prendiamo la mia situazione: sono farmacista, ho un bel curriculum, parlo due lingue benissimo, una bene e ne parlicchio altre tre, se collegate ad ampi gesti ed imitazioni :D (il mio obiettivo è conoscerne bene 4 entro i 30 anni e poi dedicarmi alle altre 2).
E ho deciso di emigrare all'estero.
Ironia della sorte fossi rimasta in Italia avrei trovato lavoro più in fretta. Ma come farmacista. E io, ai tempi che furono, non ho scelto la facoltà che ho scelto per fare la farmacista. Perciò me ne sono andata oltralpe. E porto pazienza: qui l'iter della ricerca del lavoro è più lungo che in Italia. Il più delle volte da noi si viene introdotti da qualcuno oppure si ha un contatto via mail, si ha poi un colloquio più o meno formale e zac: assunto.
Qui invece, almeno quello che ho visto fin'ora, la situazione è più lenta, perché molto più formale. Si scrive una lettera di presentazione, si manda il CV tramite una piattaforma in internet, con tanto di password e account. Si mandano i propri certificati e le referenze. E si aspetta.
Generalmente per avere una risposta ho dovuto aspettare dalle 2 alle 8 settimane, e alcune ancora non sono arrivate.
Nella media un laureato tedesco in terra germanica, (si sono in Crucconia, e la amo!) impiega dai 3 ai 6 mesi a trovare lavoro. Per un immigrato, o per chi preferisce un espatriato (ex-pat) il tempo si allunga ancora di più. Di pazienza ce ne vuole! Ma in questo tempo ci si può anche permettere di seguire il proprio lavoro ideale: quello che si spera non ci faccia impazzire 5 giorni su 5.
E soprattutto quello che ho sentito capiti spesso è che ci si ritrova con più posizioni in ballo, e chi sceglie è il candidato. Invece in Italia la norma è che non si vede questa scelta perché essendo il tempo d'attesa più breve non è possibile ricevere più risposte. E quindi si accetta il primo lavoro che passa perché "almeno, ho un lavoro!"
E si rimane li, incastrati, a fare qualcosa che non ci riguarda. "Almeno lavoro".

NO! non arrendetevi!!!

Cercate il vostro lavoro ideale! Cercate il vostro talento! E trovatelo. E cercate di trovare un modo per vivere di quello! E non adattatevi al primo lavoro che passa, che poi è la voglia di cambiare a andarsene. E vi ritroverete fra 10 anni a pensare:
"Cavoli avrei dovuto portare più pazienza!"
E voi? Qual'è il vostro lavoro ideale? Siete nella trappola de "successo = ricchezza" o siete riusciti a seguire i vostri sogni? Li avete realizzati?
Perché non mi raccontate la vostra "success story" nei commenti!! ;D

xoxo
Bettina

5 commenti:

  1. magari l'equazione successo = ricchezza no, meglio un lavoro che si ama (per fortuna il mio mi piace e mi da soddisfazioni)... certo è che se avessi più soldi, magari mi sistemerei casa e comprerei sto dannato divano e salotto... Su "le scienze" di qualche mese fa c'era un articolo appunto sul fatto che ci sono persone che fanno lavori umili, ma loro lo fanno con impegno, così che diventi una passione, orgogliosi di poter dire "come stiro le camicie io, non le stira nessuno"... nel loro piccolo, hanno il giardino della felicità...
    ad ogni modo, auguri per il lavoroooo! :)

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  2. ah, sono Jun... blogspot mi rende anonimo -_-'

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  3. maledetto blogger che al momento della pubblicazione del commento mi ha cancellato tutto!
    Cmq Jun, quello che mi premeva dire era principalmente che non bisogna seguire solo i soldi per poi ritrovarsi a pensare "ho sprecato la mia vita, volevo essere un poliziotto". E poi chi lo dice che i lavori umili debbano per forza non piacere? Io quando pulisco la cucina ne vado orgogliosa! E' così splendente!! XD

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  4. son daccordo con te bettina, mi sono ingarbugliato coi discorsi, solo con una piccola punta di commento, ovvero un po di soldini non fanno mai male, tutto qua... Baci!

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  5. eh dicono che i soldi non fanno la felicità ma certo che un po' aiutano sicuramente! concordo! bacioni

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